“Sun Tzu – L’arte della Guerra”

Oggi facciamo un salto in un tempo davvero lontano per proporvi uno strumento più attuale di quanto si possa pensare. Parliamo di Sun Tzu L’arte della guerra edito dalla Mondadori tra gli Oscar Bestsellers,  un manuale per tutti coloro i quali desiderano cambiare il proprio modo di gestire i conflitti,  le contese in affari o, più semplicemente, la vita quotidiana.

Trascrizione del pensiero strategico seguito circa duemila e trecento anni fa in quella che oggi corrisponde alla Cina settentrionale da un gruppo di generali militari, custodisce tra le sue pagine una antica saggezza e, sorprendentemente, tutte le sue virtù.

Ciò che emerge da questo trattato sulle strategie militari, è l’insegnamento di come conquistare senza aggredire, mostrando un sano, corretto ed efficace modo di superamento dei conflitti, qualsiasi essi siano, personali o sistemici, estesi o limitati.

In effetti, il Sun Tzu parte dalla verità di fondo che il conflitto è integrante della vita umana, si trova tanto all’interno quanto all’esterno di noi e che, per quanto cerchiamo di evitarlo, dobbiamo saperlo affrontare direttamente.

La conoscenza di sé alla quale conduce questo testo, comprende la consapevolezza di quali siano le nostre forze e, intimamente, ci guida alla padronanza della nostra mente. Essenzialmente, in una società che ci porta a vivere situazioni dove è impossibile evitare conflitti ed aggressioni – non solo fisiche, si intende – diventa fondamentale imparare a riconoscerle e gestirle in modo diretto negli ambienti in cui ci troviamo, siano essi di lavoro o familiari, senza ignorarli, soffocarli, negarli o cedendo nella volontà di arrendersi ad essi. Del resto è innegabile che il miglior comportamento difronte a queste situazioni sia l’acquisizione di tutti i dettagli che le compongono, fornendoci così anche la soluzione migliore, fermo restando la capacità di viverla ed analizzarla con una certa apertura mentale.

I principi de L’arte della guerra non sono applicabili ad un solo ambito, ma il suo linguaggio può essere parafrasato ed applicato in modo eguale alle diverse situazioni che viviamo singolarmente.

Gli elementi centrali che costituiscono il Sun Tzu sono la conquista del nemico intero e intatto, la figura del comandante saggio e le circostanze storiche nelle quali questo trattato si è sviluppato e sono sempre loro che ci offrono gli strumenti per interiorizzare le parole di un mondo lontano, trasformandole in un insegnamento pratico per il presente.

“Conquistare intero e intatto il nemico”

Il  Sun Tzu trova applicabilità nell’unicità di ogni singolo caso, avendo alla base il processo di identificazione che bisogna “conquistare intero e intatto il nemico”. Per quanto lontano dalla nostra concezione occidentale ed odierna, questo assunto significa conquistare il (nostro) nemico – qualsiasi esso sia – in modo da mantenere intatte sia le nostre che le sue risorse, portando così non alla distruzione totale ma lasciando qualcosa su cui ricostruire.

Mentre  il concetto di distruzione, non ha bisogno di spiegazioni essendo normalmente condiviso che ad essa non segue opera di ricostruzione possibile, “conquistare intero e intatto il nemico” è un modo di essere, di vedere ma soprattutto di agire poiché da esso derivano le nostre azioni e la sua applicazione dipende dalla consapevolezza delle circostanze attuali e della situazione che viviamo nel nostro presente. Leggendo le pagine che scorrono tra le mani, ci si rende ulteriormente conto che è il punto di vista a fare la differenza, cioè la prospettiva dalla quale si vedono le cose. Quando riusciamo ad assumere un punto di vista equilibrato rispetto la situazione che stiamo vivendo, davanti ai nostri occhi si apre un mondo del quale possiamo identificare chiaramente le varie parti che lo compongono, le relazioni che insistono tra i vari suoi elementi e il loro ruolo all’interno dell’insieme. Del resto il Sun Tzu identifica il mondo come un insieme unitario composto da una moltitudine di componenti variabili e connesse tra loro.

“Il saggio comandante”

La saggezza di questo trattato, per la sua origine, è rivolta a colui che detiene il comando durante una battaglia, facendo costantemente riferimento alle sue abilità e al buon senso del condottiero. Il comandante saggio è una figura che parla con autorità e agisce con vigore, è colmo di risorse ed in armonia con le strutture profonde del mondo, capace di dominare il campo di battaglia e con una spiccata audacia. Le concezioni che possono sembrarci lontane e irraggiungibili, in realtà, possono essere applicate alla nostra vita quotidiana e, attraverso la descrizione di questo comandante saggio, il personaggio mitico che viene ritratto, diventa nei fatti un modello umano e raggiungibile che concretamente avvertiamo di poter emulare e che può guidare le nostre azioni anche nelle sfide più complicate.

“Il collegamento con la tradizione”

Per quanto paradossale può apparire, il Sun Tzu è intimamente legato alla tradizione bellica dell’antichissima Cina e alle circostanze storiche del tempo in cui ha visto la sua genesi, ma il valore del suo messaggio riesce a travalicare i confini del tempo e dello spazio. Il suo contenuto e la sua forma, mostrano intrinsecamente come sia possibile far trasmigrare questi insegnamenti lontani nel tempo di oggi. Questo è possibile perchè il Sun Tzu sottolinea il ruolo della conoscenza nel perseguire la vittoria, identificando nella forza già esistente e appartenente agli uomini e alla natura l’arma principale per il successo. L’insegnamento che riceviamo da questo testo è sistemico e di insieme, enucleando in sé un punto di vista – diverso – delle strutture che compongono il mondo, soprattutto il nostro intimo e personale, nonostante racchiuda in sé contenuti e tradizioni storicamente specifiche.

Per le sue caratteristiche,  Sun Tzu L’arte della guerra, è spesso adottato come strumento di formazione negli ambienti scolastici e universitari per spronare all’eccellenza gli studenti e, addirittura, nel mondo aziendale e manageriale. Infatti, a partire dagli anni novanta dello scorso secolo, improvvisamente le grandi aziende,  piuttosto che distruggere i competitor, capirono e cercarono di attuare ed intraprende una linea ispirata alla collaborazione per ottenere maggiori profitti, ispirandosi alle tecniche, alle strategie e alle tattiche riportate in questo trattato militare come se la competizione aziendale fosse, metaforicamente, una guerra nella quale sopravvivevano e vincevano i manager  in grado di applicare questi antichi precetti cinesi. Questo testo può essere definito, in modo trasversale, come il manuale più letto dai capi militari e politici, dai manager dell’industria e della finanza, dalle persone comuni e dagli studenti di prestigiose scuole non solo di management o di miglioramento personale.

Insomma, anche se vecchio di migliaia di anni,  questo libro, ci immerge in una profonda saggezza che ci mostra come affiancarsi in modo autentico a principi tanto antichi quanto moderni, imparando ad affrontare i conflitti che incontriamo nella nostra vita, illuminandoci sull’utilità e la pratica della saggezza della non aggressione,  un sapere fondamentale che appartiene all’uomo fin dalla sua origine, anche se oggi non sembra più così.

Francesca Tesoro

“La maestra e la camorrista. Perché in Italia resti quello che nasci” di Federico Fubini

fubiniDove andreste, se aveste una macchina del tempo? Se la vostra risposta è nell’Italia rinascimentale delle grandi famiglie di signori e mecenati, potete essere soddisfatti (o forse no), perché confrontando, ad esempio, la Firenze attuale con quella del Quattrocento, i nomi delle famiglie più ricche e illustri e di quelle più povere e umili sono rimasti gli stessi, quasi come se così tanti secoli non fossero passati affatto. Se ne sono accorti alcuni ricercatori della Banca d’Italia e, a partire dall’analisi sul campo di questo studio dai risultati desolanti, il giornalista Federico Fubini ha posto le basi per il suo nuovo libro, “La maestra e la camorrista. Perché in Italia resti quello che nasci”, una magistrale inchiesta sulla scarsissima mobilità sociale del nostro Paese, edita da Mondadori.

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Dalle strade di Firenze, dove tutto sembra immutato rispetto ai tempi de’ il Magnifico, se si esclude la possibilità di imbattersi in artisti come Brunelleschi e Donatello, alle scuole di Mondragone, uno dei comuni più difficili della provincia di Caserta, Federico Fubini analizza, con l’acume che lo contraddistingue, come la fiducia delle nuove generazioni verso un futuro più florido sia direttamente proporzionale alle condizioni economiche e culturali nelle quali i giovani crescono e si formano, fin dalla nascita. Partendo da questa considerazione, tuttavia, e in seguito a un interessante percorso coi ragazzi di un Istituto Professionale della cittadina, Fubini dimostra come la possibilità di dare inizio a un’inversione di tendenza verso un concetto di meritocrazia sostanziale stia proprio tra i banchi di scuola.

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In un Paese politicamente confuso, economicamente allo sbando e culturalmente povero, a dispetto dei tesori storici e artistici che possiede, l’immobilismo sociale, infatti, è un’aggravante che paralizza le nuove generazioni in classi sociali spesso più drammaticamente granitiche di quelle medievali: i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri e quella piccola borghesia di risparmiatori nati dal boom economico che annaspa e vede i propri figli incapaci di raggiungere un benessere superiore o, peggio, fuggire all’estero in cerca di attenzione e gratificazione, ancor prima che di uno stipendio.

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Lucido, ma ottimista, Fubini mette a confronto alcune scuole lungo tutto lo stivale prima di dedicarsi ai ragazzi di Mondargone e si accorge sin da subito che la fiducia verso l’avvenire e verso il prossimo cambia drasticamente già a seconda del luogo di nascita, oltre che delle condizioni socio economiche e culturali. Rispetto a quelli di Milano o di Roma, un pericoloso miscuglio tra tristi realtà e drammatici luoghi comuni sull’impossibilità di realizzare i propri sogni, popola la mente dei disillusi teenager di Mondragone. Fubini lo capisce e decide di metterli e mettersi alla prova. In questa inchiesta che va ben oltre le statistiche, l’autore presenta a quegli studenti meno fortunati una serie di personaggi dalle vite sorprendenti, tutte accumunate da un successo tanto imprevedibile, quanto inaspettato, ma sempre meritato. Ognuna delle storie che Fubini fa raccontare ai ragazzi evidenzia come non conti il punto di partenza, neppure per quel che riguarda natali e conto in banca, bensì il punto di arrivo e il percorso, spesso perfino rocambolesco, che ha condotto ciascuno degli intervistati al proprio traguardo personale. Fubini dimostra così che il potere dell’esempio di chi ce l’ha fatta fa presa perfino su ragazzi che provengono e vivono quotidianamente situazioni difficili dalle quali sembra impossibile prendere le distanze, immaginando un futuro diverso.

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Fubini racconta anche di se stesso, cercando di spiegare, con un interessante excursus della recente Storia economica d’Italia, il perché di questo immobilismo sociale, nonostante il progresso e le potenzialità del nostro Paese, ma non è facile capire se le caratteristiche patrimoniali italiane così pietrificate siano una causa o una conseguenza della situazione attuale e forse non è neppure così importante. Per cambiare le cose, secondo l’autore, si possono mettere in atto soluzioni pratiche e concrete utili a prescindere dalla storia e, perfino, dalla geografia del nostro Paese. La protagonista di queste soluzioni può e deve essere innanzitutto la scuola che, col suo potere di allargare le menti anche di chi è stato meno fortunato degli altri, deve poter dare prospettive concrete e non solo titoli di studio. Da qui deriva la necessità di modernizzare il nostro sistema scolastico, dai programmi, agli insegnanti, guardando a molti esempi virtuosi in tutto il mondo che non sono impossibili da imitare, per quanto adattati alla nostra indole e cultura mediterranea. Solo cambiando il nostro modo di percepire passato, presente e futuro, si potrà garantire una base di partenza più simile possibile per tutti e quindi orizzonti sempre più lontani, fuori e dentro il cuore dei nostri ragazzi.

Alessandra Rinaldi

“Impresa Impossibile” di Corrado Formigli

“Storie di italiani che hanno combattuto e vinto la crisi”, recita in modo emblematico il sottotitolo del libro di Corrado Formigli, edito da Mondadori nella collana Strade Blu, intitolato “Impresa Impossibile”, che racconta le storie di chi, in tempo di crisi, ha trovato il coraggio di cambiare le cose, andare avanti e raggiungere obiettivi formidabili.

Con stile fluido e leggero l’autore racconta otto storie di otto imprese diversissime tra loro, per area geografica, per oggetto di produzione, per dimensione.

Aziende che hanno come denominatore comune imprenditori con la voglia di farcela e che, coraggiosamente, hanno affrontato la crisi nel migliore dei modi, sfruttandola come trampolino di lancio verso il futuro.

Un futuro voluto, cercato e disegnato attraverso la competenza e la perseveranza delle persone che rappresentano, secondo Corrado Formigli, il vero Made in Italy.

Un manifesto per l’imprenditore che ha paura di crescere, un esempio per cambiare le carte in tavola e diventare dei vincenti nel mondo dell’imprenditoria e del fare azienda, senza calpestare niente e nessuno, travalicando il pessimismo che permea tuttora questo settore a causa della crisi.

Corrado Formigli ha girato in lungo e in largo l’Italia, imbattendosi in realtà fatte di persone che credono profondamente in quello che fanno, che si tratti della piccola impresa definita agro-chic o quella super tecnologica che produce aerei invidiati da Cina e Corea.

Leggendo questo libro si scoprono realtà aziendali lontane da qualsiasi stereotipo e che neanche si immaginano, create dal nulla o risollevate dallo sprofondo nelle quali erano cadute.

C’è l’imprenditore quarantenne che è diventato il “nuovo mito dei bikers fighetti di mezzo mondo”, producendo nella piccola provincia accessori per motociclette che appena terminati vengono imbarcati su arei e spediti in mezzo mondo.

E c’è la storia di Pietro, a mio avviso la più bella.

Lui, che ha cominciato a cucinare a tredici anni, poi uno stage da Vissani e uno da Marchesi, che appena diciottenne ha frequentato la scuola del più grande chef francese, diventando poi lo chef dell’hotel a sette stelle di Dubai.

Lui, che è tornato nella sua Campania per aprire il suo ristorante facendo un patto con i contadini della zona. Non ci si crede che al giorno d’oggi qualcuno abbia il coraggio di rifiutare ingaggi milionari per tornare nella propria terra d’origine ed aprire un ristorante, creando una filiera a chilometro zero, usando i prodotti della propria terra, grazie alla fatica di giovani contadini che coltivano i prodotti seguendo le antiche tradizioni.

Pietro, in una provincia dove tutto sembra sbagliato, è riuscito a restituire l’orgoglio e la voglia di fare, diventando un eroe, perché paga i prodotti della fatica e della terra più dei supermercati, continuando a credere le persone sono il vero valore aggiunto del proprio ristorante.

Pietro, come gli altri raccontati in questo libro, non sono comandanti in capo, ma donne e uomini che quando parlano della loro azienda e delle loro storie fanno trasparire amore vero per quello che fanno.

Imprenditori convinti che “le persone vengono prima dei loro progetti”, dove conta il coraggio e “chi ci lavora si sente coinvolto nel processo come partecipasse alle Olimpiadi, all’impresa della vita”.

Quelli raccontati da Corrado Formigli sono luoghi dove non si capita “per caso”, ma solo attraverso la fatica e il sacrificio.

Il sacrificio di persone che hanno rischiato, che si sono messe in gioco fino allo stremo e che hanno vinto, che sono riuscite a restituire un’anima a ogni oggetto prodotto, cominciando a solcare la strada del successo, facendo riemergere enormi potenziali soffocati, nonostante intorno a loro ci fosse una crisi culturale ed economica che toglieva ad altri la voglia di fare.

In questo libro non c’è spazio per i sogni distrutti dalla recessione, c’è il coraggio di chi ha scelto di rimanere e di dare la possibilità ad altri ragazzi, a volte poco più piccoli degli imprenditori stessi, di non emigrare e di non perdersi, ma di rimanere ed avere la possibilità di mettersi alla prova in base al merito, dimostrando che, se viene offerta l’opportunità, l’eccellenza è facile da trovare e diventa propulsione per andare avanti.

Mentre leggevo questo libro mi è sembrato di parlare davvero con queste persone che Formigli definisce “generose, creative, orgogliose ed egocentriche”, creatrici di prodotti speciali, con visioni curiose, geniali e a volte un po’ folli, ma mai stanche di provarci.

Persone che sono state in grado di far saltare quell’im dalla parola impossibile, facendola diventare possibile.

Francesca Tesoro