Mary (Mckenna Grace) ha un’intelligenza eccezionale ed è un talento prodigio della matematica che il piano di studi della scuola pubblica non ha la possibilità di esaltare – secondo la direttrice dell’istituto-, ma la promessa dello zio Frank (Chris Evans), fatta a Diane, madre della bambina, vale molto di più. La sua famiglia ha precedenti con scuole per bambini superdotati e Frank, tutore legale della piccola, crede che l’ultima cosa di cui possa aver bisogno la nipote è andare in una scuola che possa sottolineare la sua diversità, di cui lei è già consapevole nonostante la giovanissima età.
Frank vuole solo onorare la promessa fatta alla sorella e garantire, al meglio delle sue possibilità, che Mary possa vivere una vita normale come una qualsiasi bambina di sette anni.
La nonna materna Evelyn (Lindsay Duncan) però dopo anni di silenzio e disinteressamento torna e, scoperto l’immenso talento della nipote, inizia una battaglia legale affinchè possa averne la custodia al solo fine di poterle garantire, secondo lei, quell’istruzione che merita proprio per farla eccellere nel mondo accademico.
La famiglia di Mary, senza limiti di sangue o colore della pelle, composta dallo zio che se ne prende amorevolmente cura trattandola come una bambina normale, da Roberta (Octavia Spencer) la vicina di casa e figura materna e dalla maestra Stevenson (Jenny Slate) che allo stesso tempo, prima, crede di aver scoperto il talento della piccola e poi lo asseconda solo in modo positivo cercando di difenderlo dagli interessi degli adulti, per un attimo va in frantumi di fronte la volontà della nonna materna di accaparrarsi la bimba non tanto per un valore filiare e affettivo, ma piuttosto per soddisfare il proprio bisogno di vedere che il sangue del suo sangue abbia raggiunto quel traguardo ambito a cui non era (volutamente e a sua insaputa) arrivata la figlia Diane: risolvere e dimostrare uno dei sette problemi matematici del millennio, il Navier- Stokes, per vincere la medaglia Feels e il Nobel per la fisica, probabilmente.
Quanto i nostri talenti sono davvero un dono e non un intralcio?
Cosa significa avere un talento al limite del soprannaturale e imparare a gestirlo?
E quanto, di contro, i nostri talenti possono diventare terreno di scontro e ancor di più un qualcosa da sfruttare?
Ce lo siamo mai chiesti, veramente?
Queste sono le domande che ci sorgono spontanee vedendo questo film drammatico del 2017 figlio del regista Mark Webb. Ma, in realtà, la pellicola che vi presentiamo oggi vuole raccontare una storia familiare drammaticamente ed emotivamente profonda con un risvolto umano di altissimo livello. Frank ha sacrificato la propria vita per onorare la promessa fatta alla sorella prima che si togliesse la vita costipata e ingabbiata in un mondo in cui il suo talento era sfruttato per mero interesse. Ha fatto del suo meglio per crescere Mary come una bambina normale come voleva la madre e ha scelto di scendere a compromessi pur di preservare la propria adorata nipotina da un meccanismo perverso di sfruttamento delle capacità intellettive che aveva vissuto da bambino e che aveva già distrutto la vita di Diane. Evelyn, la nonna materna, invece rappresenta l’avidità del dover sfruttare ad ogni costo il talento altrui per soddisfare idee e pretese personali, perchè avere un nome su un millenium wall è molto più importante del potersi godere un normale rapporto nonna-nipote dopo aver perso il rapporto madre-figlia per lo stesso motivo, diventanto la rappresentazione della rivalsa personale sulla scelta della figlia di non voler risolvere volontariamente il “suo” problema.
Allora, l’interrogativo che vogliamo far sorgere dalla visione di questo film è: quanto il voler sfruttare il talento degli altri per il proprio tornaconto personale o professionale potrà realmente giovarci e farci percepire quell’agoniato senso di potere? Soprattutto, perchè?
Sareste voi disposti a passare sopra voi stessi e sopra la vita degli altri pur di raggiungere i vostri obiettivi sfruttando i talenti altrui?
Chiedetevelo e rifletteteci perchè se così fosse, non potreste mai essere persone integre e felici, correndo di contro il rischio di perdervi le cose più belle ed elementari della vita umana. Soprattutto, cosa da non dimenticare mai, i talenti sono veramente un dono e come tali non vanno sfruttati ma assecondati per il bene di tutti e nel rispetto di chi li ha dentro di sè.
Francesca Tesoro