«Più denaro in busta paga o servizi all’individuo e alle famiglie?». Dare una risposta a questa domanda è l’obiettivo che Bruno di Cola, Nicola Ferrigni e Mauro Pacetti si pongono nel testo intitolato “Welfare aziendale in un gioco in cui nessuno perde e tutti guadagnano”, Gangemi, in cui viene illustrata e approfondita la ricerca condotta dalla Uilcom nel 2013.
Il campione intervistato è considerevolmente ampio ed eterogeneo, operante in molteplici e diversi settori e i risultati sono presentati in modo meticoloso e funzionale: la classificazione avviene in base al sesso, alla classe d’età e all’area geografica di provenienza degli intervistati.
L’analisi dei dati risulta fluida grazie alla divisione in capitoli tematici e brevi paragrafi che mantengono viva l’attenzione del lettore, differenziando di volta in volta gli argomenti commentati, mentre la lettura è accompagnata dalle immagini, dai grafici e dai titoli coloratissimi che offrono brevi ma piacevoli pause.
L’indagine della Uilcom rivela uno scenario in cui le aziende si muovono a fatica nel quadro delle politiche di welfare aziendale, mostrando difficoltà a integrare il cosiddetto welfare di primo livello, quello pubblico.
Le performance peggiori coinvolgono gli aspetti legati al telelavoro e ai turni agevolati: oltre la metà del campione, infatti, dichiara l’assenza di tali facilitazioni all’interno dell’azienda.
Di Cola, Ferrigni e Pacetti scelgono di dedicare al punto di vista femminile un intero capitolo che, coerentemente con lo spirito eclettico e colorato del testo, si intitola: “chi dice donna dice… welfare?”. L’ironia del titolo contribuisce ad ammorbidire un argomento piuttosto spigoloso, infatti la disparità di genere che le donne vivono ancora all’interno dei luoghi di lavoro, soprattutto per ciò che riguarda i percorsi di carriera, è una realtà ancora difficile da contrastare. Il 60,1% della componente femminile intervistata ritiene che la donna sia costretta a rinunciare o a rimandare la maternità per il lavoro. Il lavoro delle donne, considerato accessorio fino ad alcuni decenni fa, è oggi indispensabile per garantire un reddito sufficiente al nucleo familiare, oltre che per ottenere l’indipendenza economica, ma spesso accade che le lavoratrici madri siano ritenute inaffidabili a causa delle assenze legate alla cura della famiglia e dunque escluse da percorsi formativi e di carriera.
I curatori del testo sottolineano come un buon sistema di welfare aziendale fornirebbe un determinante contributo alla riduzione delle disparità di genere, offrendo alle lavoratrici un’azione concreta ponendo le basi per una reale condizione di pari opportunità, oltre che per un concreto sostegno alle cure familiari.
Nel volume è presentato il fenomeno nei suoi tratti generali, vengono approfonditi i singoli aspetti attraverso i vari capitoli tematici, si spiega come il sistema di welfare possa diventare un elemento strategico per la conciliazione e, allo stesso tempo, lo strumento più efficace per aumentare l’occupazione femminile e migliorare la qualità del lavoro di donne e uomini.
In conclusione, il libro di Di Cola, Ferrigni e Pacetti è da considerarsi uno strumento utilissimo per informarsi sul mondo del welfare aziendale.
Cecilia Musulin