Memphis, primi anni duemila. Michael Oher, soprannominato e conosciuto come Big Mike per la sua imponente stazza, è un diciassettenne di colore, figlio della parte più povera e malfamata della città, di un padre sconosciuto e di una madre dedita al crack che, a pochi anni di vita, è stato strappato dalla sua famiglia, vivendo il valzer degli affidamenti ad altre famiglie, dalle quali scappava sempre.
Quando il padre del suo amico, si rende conto delle sue enormi capacità sportive, fa di tutto per farlo ammettere alla Wingate Christian School – dove fa le pulizie – con la complicità del coach Cotton che sposerà la battaglia fino in fondo per farlo ammettere, nonostante il team di insegnanti che decide sulle iscrizioni, non sia favorevole dati i bassi rendimenti scolastici del giovane, la propensione allo studio e il quoziente intellettivo ritenuti troppo bassi rispetto gli standard della scuola.
Mike comincia così a vivere in un ambiente completamente lontano da lui, nel quale fatica ad integrarsi, vuoi per il suo carattere estremamente introverso, vuoi per la situazione che vive, non avendo neanche un posto in cui stare, passando le notti tra la palestra della scuola e una lavanderia a gettoni, con indosso sempre i soliti abiti non avendone altri.
Finchè non comincia a fare amicizia con il piccolo S.J. e, alla vigilia del ringraziamento, viene notato dalla signora Leigh Anne Tuohy, madre di S.J., che decide di portarlo a casa con sé ed ospitarlo.
Da quel momento, Mike ricomincerà a vivere grazie alla famiglia Tuohy che non solo gli darà un tetto sotto il quale dormire, ma diventerà la sua famiglia a tutti gli effetti guidandolo dalla strada al successo, permettendogli di diventare un giocatore di football della NFL.
“The Blind Side” è un film del 2009 di John Lee Hancock, che ha scelto per i ruoli principali Sandra Bullock, Tim McGraw e lo sconosciuto ma mastodontico Quinton Aaron, ed è ispirato alla storia vera del giocatore di football americano Michael Oher. Trasposizione cinematografica del libro “The Blind Side: Evolution of a game” scritto da Michael Lewis appena tre anni prima, è una classica pellicola del filone american-dream. Per la sua storia prettamente statunitense, inizialmente non venne lanciato nel mercato europeo ma solo nei circuiti home video al punto tale che non esistono trailer doppiati ma solo sottotitolati. Nonostante l’errata previsione che non avrebbe avuto successo al di fuori dell’America, in realtà ha sbancato nelle vendite ed ha ottenuto numerose candidature e svariati premi cinematografici e della critica, facendo vincere proprio alla Bullock sia l’Oscar come Migliore attrice protagonista, che il Golden Globe, il Broadcast Film Critics Association Award e lo Screen Actors Guild Award.
Divenuto uno dei più famosi film e più belli di sempre con al centro il mondo dello sport americano, che per molti diventa la via di uscita dall’emarginazione, è una storia intrisa dei valori universali della famiglia e della solidarietà.
In questo film tutto diventa metafora, dai singoli personaggi all’intera storia, dimostrando come proprio la storia in sé non è per niente scontata e retorica, basti vedere anche solo una volta la scena al ristorante in cui Leigh Anne, a pranzo con le sue amiche ricche, fuga ogni dubbio sulla sua scelta di accogliere un “grande e grosso ragazzo nero sconosciuto in casa sua”. Senza dimenticare le altre figure che ruotano intorno a Mike: S.J. che prima ancora di finire la scuola elementare ne diventa allenatore e manager, la sorella Collins che abbatte qualsiasi distanza sociale nell’interagire con lui, il padre adottivo Sean che si fa mentore non solo con lui ma anche con gli altri figli sul senso di come fare le cose e la magistrale Kathy Bates che interpreta la Signorina Sue che, diventata la sua personal teacher, lo guiderà fino alla fine dell’anno permettendogli di sbancare la soglia per accedere alle selezioni del college.
Leigh Anne non è semplicemente una donna bianca e ricca tutta di un pezzo che vuole dare un senso alla propria vita o essere invadente con il suo modo di fare, ma è una donna tutta di un pezzo che sa come valorizzare al meglio la vita di Mike e le sue straordinarie capacità, come dimostra questo spezzone di una manciata di minuti che vi consiglio di vedere fino in fondo.
Meraviglioso film, commovente fino al midollo, che però nella sua struttura intrisa di amore per il prossimo e, soprattutto, per quel figlio arrivato per caso, diventa un esempio per tutti.
Un esempio di come sarebbe bello se tutti noi nel nostro piccolo riuscissimo a fare del bene agli altri, ognuno nei margini delle proprie possibilità, senza per forza scadere nei soliti retaggi che solo chi è ricco può far del bene agli altri, credendo invece ciecamente in ciò che ci ritroviamo tra le mani per caso o per fortuna.
E ancora una volta, una pellicola cinematografica, ci può far riflettere e ritrovare il giusto greep per quello che ognuno di noi dovrebbe avere: il coraggio di non fermarsi alle apparenze e riuscire ad andare avanti, con testardagine e dedizione, come esempio e come compagno di viaggio che, ovunque arrivi, sarà bellissimo.
Se Mike è passato dalla strada ai campi di football divenendo un atleta di successo non è solo grazie a Leigh Anne e al suo modo caparbio di essere Madre e Donna, ma è anche dovuto alla sua capacità di resistere e di impegnarsi ogni giorno un po’ di più, che ha compreso come “qualunque stupido può avere coraggio ma è l’onore che ti spinge a fare o non fare qualcosa, dipende da chi sei tu e forse da chi hai deciso di essere”, illuminato dall’amore di una famiglia che non aveva mai avuto prima, con l’umiltà e gli occhi di un bambino non più sperduto.
Francesca Tesoro