Si está buscando un verdadero entrenador de bolsillo que lo ayude a tomar todas las decisiones diarias, desde el mundo laboral hasta la vida privada, a través de una serie de estrategias simples, útiles para cada ocasión, hay un mini manual, un poco más grande de una palma, que es realmente para ti. Es “Coaching para ti” de Lorenzo Paoli, Andrea Falleri y Enrico Illuminati, publicado por A. Vallardi para la serie de gemas Collins.
Este pequeño pero agradable volumen ofrece todas las ideas esenciales para convertirse en un Entrenador de ti mismo y obtener el éxito que mereces, a través del estudio de técnicas simples aplicables a la vida cotidiana, que pueden hacerte entender mejor cuáles son tus objetivos. profundo y tus límites más íntimos, lo que te permite superarlos lentamente.
El coaching es una relación de colaboración entre un Coach, también definido como un facilitador del cambio, y un sujeto listo y predispuesto que quiere alcanzar horizontes cada vez más distantes, tanto en la vida como en el trabajo. Es a partir de la relación entre estos dos actores que se presenta un espectáculo único para cada uno de nosotros, en el escenario de la existencia, como podría haber dicho Shakespeare. Los valores en la base del Coaching son la conciencia de nosotros mismos y el sentido de responsabilidad hacia nuestro viaje, compuesto de muchos pequeños gestos diarios, todos igualmente indispensables como las piezas de un mosaico.
Este libro puede ser un excelente compañero de viaje, un verdadero entrenador de papel y tinta que, a través de un análisis profundo pero inmediato de nosotros mismos, puede estar a nuestro lado para ayudarnos a vivir cada día de la manera más satisfactoria posible.
Gracias a una serie de ejercicios prácticos, destinados a acelerar sistemáticamente, pero sin empobrecer, todos nuestros procesos de toma de decisiones, este volumen ofrece diagramas, mapas conceptuales y tablas válidas para cada necesidad, especialmente en contextos de trabajo, en los que la propensión a el cambio es lo que nos mantiene lúcidos y activos.
Después de permitirnos comprender nuestra definición personal de éxito, los autores nos ayudan a comprender todas las fases de un cambio deseado que puede resumirse como una excursión real fuera de nuestra llamada zona de confort, para conquistar nuevos espacios cada vez más adaptado a nuestro talento. Al igual que un medidor de satisfacción, comenzando con el modelo GROW, desarrollado por John Whitmore, este manual explica los conceptos básicos de Coaching 2.0. GROW es un acrónimo que resume algunos conceptos fundamentales de esta disciplina: •G para Goal- Objetivo. Decidir qué queremos lograr.
•R para la Reality- Realidad. Analiza el contexto que nos rodea de manera racional.
•O para Options – Opciones. Comprender las posibilidades que tenemos.
•W for Will – Acción. Ponga en práctica la mejor estrategia posible.
Un vademecum que debemantener en su mochila para aprender a considerar los problemas como resultados indeseables que pueden cambiarse con compromiso, sacrificio y conciencia de nuestros medios.
Dopo aver analizzato con Roberto Saliola la crescita economica di Roma e del Lazio nel primo trimestre di quest’anno, allarghiamo i nostri orizzonti, occupandoci del variegato e vivace mondo delle Start-Up italiane e soffermandoci, in particolare, sui dati statistici relativi a questa prima parte del 2019 e sulle criticità di queste realtà.
A guidarci in questo interessante viaggio sarà Donatello
Aspromonte, esperto di tematiche finanziarie, Mentor di Start-Up innovative
e vicepresidente di Manageritalia Executive Professional, il quale ha
risposto alle nostre domande sul ruolo del Mentor come figura istituzionale e
di supporto ai giovani imprenditori, aiutandoci ad analizzare correttamente i
dati che vedono questo settore in crescita, tenendo, però, conto dei fattori di
reale innovatività dei progetti, con riferimento ai concetti di scalabilità e
replicabilità di questi.
Non sempre, infatti, i numeri in crescita indicano la reale
capacità del Paese di favorire la nascita di Start-Up innovative, ed è proprio
qui che il supporto del Mentor svolge un ruolo fondamentale affinchè i tanti e
validi progetti appena nati superino positivamente le fasi iniziali di ingresso
nel mercato, concretizzando la creazione di prodotti e posti di lavoro.
Come si distingue, dunque, una realtà davvero “start-up friendly”, da una non ancora matura? E come ovviare a tutte le difficoltà, valorizzando i progetti originali e validi dei tanti giovani che si avviano verso questi percorsi? A questo e molti altri interrogativi ha risposto per noi Donatello Aspromonte, delineando linee guida utili a tutti gli addetti ai lavori e non, illustrandoci, tra l’altro, un interessante progetto realizzato da Manageritalia in concerto con le Università italiane, per far sì che, già negli anni della formazione, gli studenti, aspiranti startupper, siano informati e aggiornati in merito.
Qual è la situazione delle Start-Up a Roma e nel Lazio durante il
primo trimestre 2019?
Se parliamo di dati statistici, la situazione è questa: le
start-up innovative iscritte nel registro delle imprese 30 giugno 2019 sono
10.426, in aumento di 351 unità rispetto a fine marzo e di circa 500 unità
rispetto al 2018. Circa il 25% del totale delle start up innovative è ubicato
in Lombardia, mentre il Lazio si colloca in seconda posizione, con una
percentuale dell’11%.
La situazione quindi è positiva?
Non proprio: ritengo che una lettura poco attenta dei dati
statistici possa portare a conclusioni fuorvianti.
Cosa intende?
Intendo dire questo: nel contesto internazionale la definizione di
start-up porta con sé due concetti fondamentali, ossia la scalabilità e la
replicabilità. Una start-up, per definirsi tale deve avere un progetto di
innovazione caratterizzato da una crescita potenzialmente rapida, innestato in
un business model che sia facilmente scalabile e replicabile. Se manca uno di
questi requisiti non c’è una start-up, ma semplicemente un nuovo progetto di
impresa.
E in Italia?
In Italia, invece non è così: da un punto di vista normativo, per
essere una start-up innovativa occorre rispettare una serie di requisiti
formali, ad esempio quello di inserire nel proprio oggetto sociale le attività
di sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti e servizi ad alto
valore tecnologico o di assumere personale laureato o con dottorato di ricerca.
Per cui esistono dei progetti di impresa che, pur non essendo né scalabili né
replicabili, vengono considerati a tutti gli effetti delle start-up,
semplicemente perché rispettano requisiti burocratici e normativi.
Quindi il fatto che il numero di start-up innovative cresca non è
un indicatore valido della capacità del Paese di favorire la nascita di
start-up innovative, giusto?
Esatto. Il fatto che il numero di start-up innovative –
nell’accezione normativa italiana – cresca, non comporta necessariamente che
l’Italia sia un Paese “start-up friendly” ossia un Paese che favorisca la nascita
delle start-up; e difatti non lo è, anche analizzando le utile classifiche dei
Paesi dove è più facile creare una start-up, che colloca l’Italia alla 27°
posizione, in una classifica nella quale nei primi 10 posti troviamo i soliti
noti (Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada Germania, Olanda). È un dato di fatto
che molte start-up create da giovani italiani siano state costituite ad
Amsterdam o a Londra. C’è poi anche un discorso legato alla dimensione
economica ed organizzativa delle start-up italiane: su oltre 10.000 start-up
innovative iscritte, meno della metà hanno dipendenti e il valore medio dei
dipendenti non supera le 4 unità, mentre il valore della produzione medio è di
circa 150.000 euro; bastano questi dati per fotografare la dimensione del fenomeno
nel nostro Paese, molto lontano dai numeri delle start-up di altri Paesi.
Quali sono le altre problematiche che le start-up italiane
incontrano?
Sono diversi, ma quelli secondo me più importanti sono due. Il
primo problema è legato alla mancanza di competenze manageriali da parte degli
startupper. Sempre più spesso, infatti, i giovani hanno idee veramente
brillanti ma non hanno le esperienze necessarie per “metterle a terra”, per
sviluppare percorsi progettuali di esplorazione delle potenzialità di mercato
della propria idea ed è proprio la mancanza di un serio accompagnamento delle
start-up nelle primissime fasi di vita a determinarne l’insuccesso. Purtroppo
gli incubatori-acceleratori privati riescono a soddisfare poche richieste di
assistenza e preferiscono puntare su start-up con una certa storicità, mentre
quelli di derivazione pubblica – soprattutto a carattere regionale – a cui
viene demandata la fase di pre-seed, mostrano i segni del tempo, intrappolati
in procedure burocratiche e amministrative eccessive.
E il secondo problema?
Il secondo problema è legato alla difficoltà che le start-up
riscontrano nel reperire equity, ossia capitale di rischio. Purtroppo il
sistema del venture capital italiano non è ancora sviluppato; consideri che, in
base ai dati del secondo trimestre 2019, la Gran Bretagna ha messo a segno
investimenti di venture capital per 3,2 miliardi, con circa 234 round di
finanziamento, mentre la Francia ha raccolto investimenti per 1,4 miliardi con
131 round, seguita dalla Germania (1,3 miliardi di investimenti e 119 round) e
dalla Svezia (1,3 miliardi 3 e 58 round). L’Italia è dodicesima con
investimenti pari a 100 milioni con 26 round piazzati. Il raffronto tra i
diversi Paesi mostra l’arretratezza del nostro Paese su questi temi. A questo
si aggiunge anche che le organizzazioni di business angeling ancora non
raggiungono le dimensioni di quelle presenti in altri paesi europei. E questo
penalizza gli startupper italiani, che si vedono costretti a spostarsi in altri
paesi dove la raccolta dei capitali risulta essere alla portata.
E gli incentivi pubblici riescono a sortire qualche effetto?
Esistono diverse misure agevolative e strutture a supporto
dell’innovazione: solo per citarne qualcuna, penso alla misura Smart&Start
di Invitalia o all’operatività di Invitalia Ventures, alle agevolazioni fiscali
per chi investe in start-up innovative o al fondo nazionale innovazione del
MISE fino ai voucher per l’innovation manager. Tutte misure utili, ma il
problema è un altro.
Quale?
Occorre una visione unica, un’unica cabina di regia, in grado di
coordinare gli sforzi di tutti gli attori coinvolti, sia pubblici che privati.
Occorre fare squadra, per creare il giusto ambiente in grado di favorire la
nascita e la crescita di nuove imprese. Per questo ritengo che l’idea di
costituire un Ministero dell’Innovazione, in grado di coordinare l’operato dei
soggetti che operano con e per le start-up, possa essere utilissimo, a patto di
non replicare i fallimentari tentativi del passato recente.
In un contesto come questo, qual è il ruolo del Mentor?
La presenza di un bravo mentor, soprattutto nelle fasi iniziali del percorso imprenditoriale è fondamentale. Talvolta il problema è che gli startupper sono troppo innamorati della loro idea iniziale, talmente presi che tendono a rigettare qualunque proposta di cambiamento. Avere una buona idea è sicuramente una pre-condizione fondamentale per creare una start-up di successo, ma potrebbe non bastare.
In cosa consiste il suo lavoro di mentorship?
È un percorso articolato, ma semplificabile nel modo seguente:
guidare lo startupper a porsi le domande giuste, supportandolo nella
definizione e nella validazione di un business model efficacie, oltre che nella
definizione di un piano finanziario sostenibile e alla ricerca di fonti di
finanziamento adeguate.
Parliamo del progetto che state lanciando nelle Università
italiane.
Per scovare le innovazioni abbiamo deciso di andare lì dove è più
probabile trovarle, ossia nelle università. Abbiamo creato un format progettuale
– denominato Hackathon UniversItalia – che è un progetto in partnership tra
ManagerItalia Lazio Abruzzo Molise Sardegna Umbria e le principali università
italiane. A partire da Settembre 2019 e per tutto il 2020, in maniera
itinerante, organizzeremo delle full-immersion di tre giorni, delle vere e
proprie “maratone dell’innovazione”, con una partecipazione ampia e trasversale
di studenti, makers, imprenditori, professionisti, docenti universitari, etc:
una sorta di community locale per l’innovazione, composta da persone che si
mettono in gioco per individuare soluzioni disruptive su tematiche ed ambiti
specifici. Abbiamo iniziato il 16 Settembre con la presentazione del progetto
presso l’Università di Perugia, per poi continuare nelle sedi delle altre Università
partner sparse su tutto il territorio nazionale.
En las últimas semanas, le hemos dicho cómo hacer un uso positivo de la improvisación tanto durante una entrevista de trabajo como en la vida cotidiana, especialmente en un entorno empresarial, aprovechando las mejores ventajas de esta técnica.
Sin embargo, en un momento económicamente difícil como el que caracteriza nuestros tiempos, para ampliar el espectro de nuestras oportunidades de trabajo, puede ser necesario dejar de lado la improvisación en sentido estricto y dedicarnos a la planificación no solo para buscar trabajo, sino incluso para inventarlo aplicando un enfoque sistémico real.
Lucia Ingrosso y Silvia Messa, ambas periodistas y pilares de Millonaire , relataron precisamente esta nueva realidad que se está volviendo cada vez más popular en todo el mundo, en su nuevo libro, “El trabajo? ¡Lo invento!”, Hoepli Editore, tratando de hacer un balance del fenómeno que está empujando a muchos ex empleados o desempleados a la necesidad de establecerse por su cuenta en los sectores más dispares y dando consejos y sugerencias al respecto.
Este manual sobre los generis, enriquecido por el prefacio de Iginio Straffi y el epílogo de Marina Salamon, intenta canalizar el instinto natural de improvisación y la necesidad de satisfacer las propias aptitudes con la necesidad de planificar y organizar una nueva actividad desde cero, de tal manera que no se cumplan los fracasos que a menudo, desafortunadamente, no dependen de la bondad de la idea inicial, ni de los esfuerzos realizados por los empresarios recién nacidos para tener éxito.
La base de este libro proviene de la experiencia de veinte años de Millionaire, una revista que desde 1991 ha apoyado, orientado y motivado a todos aquellos trabajadores que deciden dar el gran paso hacia el mundo del emprendimiento. Al igual que Millionaire ha crecido, adaptándose a los tiempos y abriéndose, en particular, al mundo de las redes digitales y sociales, el equipo editorial de expertos y periodistas ha decidido reunir muchos años de experiencia en un manual de visita obligada para cada aspirante a emprendedor. Cada capítulo aborda un aspecto específico de camino que conduce al inicio de un negocio por sí solo, desde la necesidad de comprender en qué sector participar, hasta dónde y cómo encontrar financiación administrándolos con sentido común, pasando por la burocracia y publicidad necesarias en la ronda Al final de este viaje, que ya se caracteriza por el análisis de muchos ejemplos de la vida real y el enfoque esquemático, hay un capítulo que cuenta con más detalle las historias de personas que, de la nada, en todo el mundo, han tenido el coraje y la constancia de inventar el propio trabajo, teniendo gran éxito.
La parte más interesante del texto es, sin duda, la dedicada a la promoción de la actividad. De hecho, muchos nuevos emprendedores subestiman la importancia de darse a conocer por el público de los usuarios en el mundo correcto, también utilizan todos los medios de última generación disponibles y tienden a dejarse llevar por su cuenta, desperdiciando energía y engañándose a sí mismos de ” ganar “demasiado rápido. Ilustrando las principales técnicas de marketing, desde el volante hasta la marca personal, hasta la importancia de la reputación web y la presencia activa en las redes sociales, Lucia Ingrosso y Silvia Massa revelan muchos trucos y secretos al respecto, sugiriendo cuándo confiar en expertos en comunicación y cuándo en cambio, puedes sobrevivir por tu cuenta.
En cada capítulo, los autores, además de contar historias de emprendedores, analizar fracasos y éxitos, explican escrupulosamente cómo moverse en la jungla de la burocracia, sin salir desmotivados, y también dan la voz a muchos otros expertos e influencer de quienes hay mucho que aprender, aprovechando las ideas, los caminos y la información práctica que muchos de nuestros compatriotas han elegido compartir, página tras página.
La experiencia de vida contada en el libro que más nos hizo pensar, que también nos hizo sonreír, es la de “Il Marito in affitto”, un S.r.l. creado en 2007 por Giampiero y Fabio Cerizza, un padre y un hijo que, hoy, tienen setenta afiliados en toda Italia y varios Maestros en Europa. La experiencia de Giampiero y Fabio es el espejo de nuestro tiempo en el que la tecnología es tan rápida que quema la utilidad de tantos objetos cotidianos demasiado rápido, lo que nos hace perder la capacidad de repararlos cuando se rompen. ¿Cuántas veces estamos tan ocupados en otras cosas, que no podemos encargarnos personalmente del mantenimiento de tantas pequeñas cosas que nos rodean, o incluso, simplemente no podemos hacerlo? Es a partir de esta pregunta extremadamente actual que los dos empresarios han decidido poner a disposición de todas las “manos doradas” de los esposos del pasado que en casa sabían cómo hacerlo todo, desde pequeñas renovaciones hasta reparaciones de todo tipo. Giampiero y Fabio son hoy un punto de referencia para muchos clientes y han tenido la capacidad de crear y creer en un proyecto completamente basado en sus habilidades, enseñándolo incluso a aquellos que querían aprender de su valor, y son un ejemplo de modernidad y tradición. único en su clase, nacido solo de una caja de herramientas y una buena dosis de coraje. Sin embargo, esta experiencia es solo una de las muchas contadas y descritas en detalle en el texto.
“El trabajo? ¡Lo invento! ”Es un libro inteligente, ingenioso y escrito con la claridad y motivación correctas para dar sustancia a los sueños de todos.
Alessandra Rinaldi
Traduzione di Sara Trincali
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.AcceptRead More
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.